Come spiegare la separazione ai figli | Psicologa loredana Tromboni
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GENITORI SEPARATI E FIGLI COME SPIEGARE LA SEPARAZIONE AI BAMBINI

come comportarsi in caso di separazione dei figli

GENITORI SEPARATI E FIGLI COME SPIEGARE LA SEPARAZIONE AI BAMBINI

A estremo male estremo rimedio

Una coppia  con figli, sia sposata che  convivente, in genere arriva alla separazione  dopo un lungo e tormentato calvario. Il motivo che fa trascinare per anni una relazione  conflittuale e senza amore è la preoccupazione per come i figli potrebbero reagire alla separazione.

Spesso però  questa preoccupazione nasconde  la paura di non essere in grado di  affrontare  un cambiamento di vita così radicale.

  A chi mi chiede se è quanto  i figli soffriranno  rispondo che la separazione è certamente un evento avverso ma altrettanto gravoso è vivere in un clima  familiare tossico irrimediabilmente segnato  da reiterate e persistenti liti, denigrazioni, indifferenza, ostilità, violenza verbale e fisica.  Se la separazione è ben gestita sia nei tempi che nei modi ed è rispettosa della sensibilità dei figli in base alle loro età e personalità, una volta superata la fase critica,  i figli si adattato facilmente alla nuova situazione.

  nzi possono anche   ricavarne  dei benefici perchè due genitori lontani ma in pace possono dedicare  loro attenzioni ed energie quantitativamente e qualitativamente migliori di quando  si viveva tutti insieme ma  in tempo di guerra.

Ovviamente questo è possibile solo se e quando i due adulti riescono a sotterrare l’ascia di guerra nell’interesse dei minori ma anche di loro stessi. 

Come i figli  vivono la separazione dei genitori?

Quando due genitori si separano ciò che rattrista maggiormente il figlio è la perdita. Perdita della vita insieme ai genitori, perdita delle sue abitudini quotidiane e nel caso di un trasloco anche perdita dei riferimenti sociali. Tale perdita oltre a essere reale, concreta, è anche simbolica. Infatti il figlio perde l’idea e l’immagine di due genitori che si amano e che vivono accanto a lui con lo scopo di amarlo e proteggerlo e perde l’illusione dell’eternità dell’amore come rifugio sicuro.
Raramente il figlio esprimerà direttamente questa tristezza o ne parlerà con qualcuno.

Più spesso tenderà a negarla per vari motivi: la perdita di fiducia verso i genitori, il sentimento di abbandono, la credenza di non essere stato abbastanza bravo o di non aver fatto il possibile per tenerli  uniti .

Tutte queste motivazioni spingono il figlio a chiudersi in se stesso e a non mostrare i suoi veri sentimenti. A volte è spinto dal  senso di colpa come se la propria tristezza potesse in qualche modo infastidire  o preoccupare ulteriormente i genitori.

Come si manifesta il  disagio dei figli?

Sapendo che  il figlio potrebbe  dissimulare i suoi veri sentimenti per non aggiungere ulteriore ansia in uno o entrambi i genitori già provati dalla situazione, è importante  osservare  e interpretare il suo comportamento  ed il suo linguaggio non verbale.

 La tristezza non dichiarata o negata potrà manifestarsi attraverso la perdita di interesse per la scuola o attività ricreative ritenute in precedenza piacevoli e  l’aumento  del tempo davanti alla televisione o con i videogiochi.

  Oppure si manifesterà attraverso la noia e l’insoddisfazione, i litigi con fratelli e compagni fino all’estrema conseguenza di essere etichettato come aggressivo, intrattabile o menefreghista.  O anche attraverso   la sua espressione seria, l’aria assente,  le crisi di pianto o l’ostinazione.


Il figlio potrebbe provare un sentimento di esclusione, non si sentirà cioè sufficientemente amato dai genitori ed anche sperimentare un sentimento di impotenza per l’incapacità di affrontare e cambiare la situazione.  Questo  potrebbe tradursi in una diminuzione  della propria autostima con  ricorrenti pensieri negativi del tipo  “Non capisco…”, “non ci riesco…”, “sono stupido…”.E’ importante che i genitori colgano questi segnali nonostante loro stessi siano in preda alla rabbia, al dolore,  allo sconforto.

Che cosa è meglio fare?

Soprattutto nel caso in cui il figlio manifesti forti segni di tristezza e perdita di interesse verso le proprie attività, è importante che i genitori si mostrino meno esigenti limitino i rimproveri riguardo a ciò che prima faceva meglio, ad

esempio il rendimento scolastico.  Proprio perchè i genitori vivono uno stato di  stress e tensione, spesso senza rendersene conto aumentano le aspettative e le richieste verso  il figlio. Piuttosto che  spronare il figlio in maniera brusca , è meglio incoraggiarlo dimostrandogli comprensionetenerezzaattenzione .

Come comunicare ai figli la decisione di separarsi?

Una volta presa la decisione di separarsi è importante comunicarlo ai figli, possibilmente insieme, trovando un momento di relativa tranquillità.   Tenete presente che i figli hanno le antenne e capiscono molto di più di quanto crediamo.   Forse da tempo hanno intuito che prima o poi sarebbe successo e si  aspettano un chiarimento anche se fa male. Usare parole e frasi semplici, adeguate alle rispettive capacità di comprensione “Dobbiamo dirti una cosa che non ti piacerà…non andiamo più d’accordo e non possiamo più vivere insieme..” Supportare il discorso con  esempi concreti: “Hai visto quanto ci siamo arrabbiati l’altro giorno?… Ti ricordi che poi la mamma è uscita sbattendo la porta e che tu  piangevi?” “Hai notato che il papà spesso  va a dormire  sul divano?”, ecc . Assumersi le proprie responsabilità senza  addossare tutta la colpa all’altro. 

Non nascondere le proprie emozioni negative. Non importa se mostrate sofferenza o se scoppiate a piangere. In questo modo i  bambini si sentono autorizzati ad esprimere anche la loro sofferenza. L’importante è che dopo il brutto momento ritorni il sereno pur nelle difficoltà  che non vanno enfatizzate ma nemmeno negate.

Come rassicurarli che non saranno abbandonati?

Spiegare che i genitori si separano tra di loro non dai figli. Che il papà e la mamma continueranno a vederli, ad amarli , a seguirli.  Saranno sempre vicini a loro ma  con modalità diverse da prima . Ovviamente alle parole devono seguire i fatti. Sono i fatti cioè i comportamento di cura , preoccupazione e dedizione a sconfiggere  la paura dell’abbandono. Paura che peraltro  è  presente in tutti i bambini del mondo.  Man mano che i figli  sperimenteranno   la vicinanza e l’impegno  di entrambi  i genitori, acquisiranno  sicurezza  e serenità e  la loro crescita  potrà proseguire senza traumi.

E dopo la separazione…?

Rispettare gli accordi presi in fase di separazione. Se subentrano  problemi trovare delle soluzioni insieme all’altro genitore e comunicarle al bambino. Se l’età lo consente, prima di decidere dei cambiamenti parlarne con il figlio o chiedere a lui di fare proposte.    Promuovere e facilitare   i rapporti con l’altro genitore, ovviamente nel limite del possibile e rispettando il benessere del bambino o del ragazzo .    Quando arriva e ritorna dal papà o dalla mamma, lasciarlo esprimere liberamente senza  sommergerlo di domande. Chiedere com’è andata  senza esprimere curiosità morbosa sulla vita dell’ex. Il figlio non è il vostro detective.  In generale, ascoltarlo con attenzione, tralasciando altre attività, magari scegliendo un momento della giornata (ad esempio la sera) nel quale si è disponibili per lui.

Non coinvolgiamolo nella nostra  angoscia o in problemi più grandi di lui. Anche se pensiamo che sia abbastanza grande  da ricevere delle confidenze , ricordiamoci che lui o lei non è la nostra valvola di sfogo né il nostro confessore! Questo tipo di responsabilità genererà solo ansia e alimenterà in qualche modo la convinzione di poter sostituire il partner andato via. Differenziare i propri vissuti da quelli del figlio rispettando la sua individualità. 

Fare poche promesse ma mantenerle. Non c’è niente di più terribile che  aspettare invano il papà o la mamma che non arriva.  La storia di troppi adulti  sconfitti dalla vita  è segnata da esperienze infantili di questo tipo!

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