Rabbia e Aggressività | Dott.ssa Loredana Tromboni Monza
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RABBIA E AGGRESSIVITA’

La rabbia è un’emozione preziosa che serve alla sopravvivenza e che,  se non viene enfatizzata oppure repressa,  nella maggior parte delle persone la rabbia tende a scomparire nel giro di 10-15 minuti. 

La rabbia, ha lo scopo di aiutarci a percepire un pericolo, un’ingiustizia e di conseguenza a fronteggiarli. E’  un campanello d’allarme che ci segnala, ad esempio,  che quella precisa situazione  ci sta provocando  o ci ha provocato del malessere e che dobbiamo agire di conseguenza.   

La rabbia diventa negativa quando si trasforma in ruminazione rabbiosa  e sfocia inevitabilmente in aggressività e violenza  verbale o fisica. 

Il pensiero è ripetitivo ed il  soggetto-vittima ritorna ossessivamente sul  torto subìto o presunto tale (rabbia contro l’aggressore) e su quello che egli  avrebbe dovuto fare per restituire  l’offesa subita (rabbia contro se stesso).

L’ideazione   persecutoria , desiderio di vendetta e le fantasie  di ritorsioni sul presunto aggressore  amplificano l’intensità e la durata della rabbia. 

Quando l’aggressività viene rivolta contro se stessi può trasformarsi in depressione.

Non sempre esiste un evento scatenante, un persecutore e di conseguenza la percezione di sè come vittima. A volte la rabbia insorge  in modo subdolo e improvviso, senza  sapere  che cosa l’abbia  determinata e senza alcuna  possiiblità di controllarla.

  “E’ come se dentro di me ci fosse  un mostro  rabbioso che  improvvisamente si risveglia…” ( verbalizzazione di una mia paziente). 

 

COME INTERVENGO SUL PROBLEMA RABBIA?

 

  1. INTERVENTO SUL SINTOMO chi soffre di rabbia patologica  processa gli episodi legati alle  crisi di rabbia  chiedendosi ossessivamente “perchè?” e “perchè proprio a me?” “non mi merito questo”. Questo atteggiamento gli impedisce di analizzare più oggettivamente i fatti e trovare soluzioni .  Il paziente viene pertanto  portato  a spostare l’attenzione sull’esperienza che ha vissuto ed a porsi  domande diverse che allargano il suo  orizzonte . Ad esempio  “come sono arrivato fino a questo punto?”, “ come è iniziato il tutto?”, , “cosa posso fare la prossima volta?, “cosa avrei potuto fare che non ho fatto?” ecc. In questo modo il soggetto impara a canalizzare la rabbia in modo positivo, facendola diventare forza e risorsa per la persona. L’evento  avverso viene visto nella sua globalità ed obiettività
  2. INTERVENTO SULLA PERSONALITA’

           Le persone  reagiscono agli eventi avversi  in modi diversi . 

Facciamo un esempio semplice:  Gianni e Giovanni  stanno  guidando ed un auto taglia loro la strada. Gianni,  superato un  primo momento di forte attivazione emotiva dovuta alla paura,  inveisce contro l’automobilista “scorretto” ma riesce a rilassarsi   provando sollievo per la  mancata collusione. 

 

Giovanni reagisce in modo opposto: furioso ed in preda  ad un’agitazione psicomotoria incontenibile urlando e gesticolando  si lancia all’inseguimento dell’auto “pirata” e ….il resto potete immaginarlo.

E’ chiaro che le due differenti reazioni sono determinate dal fatto che i due individui hanno un carattere diverso.  In Giovanni  il pericolo   ha attivato in modo automatico uno stile comportamentale   che fa parte del suo modo di essere e che ha appreso  da modelli  disfunzionali.   Possiamo dedurre che nella sua  vita di tutti i giorni  si imbatterà in ostacoli più o meno grandi che scateneranno  la stessa rabbia incontrollata.

Questa  considerazione e   l’esperienza clinica ci dicono che  l’intervento sul sintomo è utile ma non  risolutivo  in quanto si  basa sul comportamento e non sulle istanze intrapsichiche che  l’hanno generato.  E’  necessario trovare nella storia di vita del paziente,   partendo dalla sua infanzia ed adolescenza, quali sono state le sue esperienze di vita  che hanno generato  una risposta disfunzionale che  con il tempo è diventata automatica. 

 

Ad esempio se è stato vittima  diretta od indiretta degli   attacchi rabbiosi ed aggressività incontrollata  da parte dei genitori o di altre figure significative.

Solo elaborando tali esperienze (dalla semplice trascuratezza  alle varie forme di violenza ed abuso) e lavorando sui sentimenti provati in tali circostanze (paura, frustrazione, umiliazione, vergogna,   impotenza,  ecc. ) è possibile liberarsi dalla rabbia patologica ed acquisire capacità di autocontrollo.

 

La psicoterapia si considera conclusa quando il paziente  raggiunge un grado di benessere generale con la scomparsa o  la riduzione  significativa  dei sintomi .

 

Le tecniche che  utilizzo  variano in base al caso specifico, al grado di sofferenza ed agli obiettivi di cambiamento che il  paziente si propone. Questo  approccio integrato comprende la   Psicoanalisi Relazionale Breve,     l’ EMDR  e l’AIP (Elaborazione Adattiva dell’Informazione) , la  Psicoterapia cognitivo-comportamentale

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Per coloro che fossero interessati ad approfondire le tematiche relative alla Rabbia con la dott.ssa Loredana Tromboni, psicologa e psicoterapeuta a Monza e Desio, è possibile chiamare il numero347 33 011 28 oppure mandare una mail all’indirizzo loredana.tromboni1@gmail.com per prenotare un primo colloquio psicologico.

E’ possibile inoltre consultare la pagina dei contatti del sito per avere ulteriori informazioni e delucidazioni sulla modalità di contatto della dott.ssa Loredana Tromboni.